martedì 1 maggio 2012

Alba de Cespedes - "Dalla parte di lei"


faceva ancora freddo, nella camera: la terrazza delle nostre belle sere estive ci lasciava assediare dal gelo. Sveglia, ero oppressa da un incubo: nell’appartamento di sopra, in quello contiguo, nei bianchi casamenti moderni che sorgevano accanto al nostro, in tutte le case di Roma, in tutte le case del mondo, vedevo le donne sveglie nel buio, dietro l’invalicabile muro delle spalle maschili. Parlavamo lingue diverse, ma tutte tentavano di far udire le stesse parole, nulla poteva attraversare l’incrollabile difesa di quelle spalle. Bisognava rassegnarsi ad essere sole, dietro il muro; e stringersi tra noi, sorreggerci, formare un grumo di sofferenza e di attesa. Era il solo conforto che ci fosse consentito insieme con quello di lavorare, partorire e piangere; e questo davvero era il nostro sollievo: piangere, sole, sedute nelle cucine azzurre che al tramonto divengono livide e tristi, dove i ragazzini giocano in terra e spesso anche loro piangono con voci lugubri e già adulte. Alcune di noi, come la nonna, si  appagavano di essere padrone dei grandi armadi della biancheria, cupi e solenni come bare: altre, senza saperlo, si riducevano addirittura a dimenticare se stesse in un seguito di giorni ricchi, futili, mondani. Ma tutte, talvolta o sempre, si accontentavano di dormire nel freddo, dietro un muro. Tutte. Le sentivo gemere, implorare senza essere udite. Perché la voce di una donna è solamente povero fiato, e il muro è pietra, cemento, mattoni.



Accadeva sempre che, dopo un piccolo diverbio Francesco divenisse più affettuoso con me, per qualche giorno. Durante il primo anno ciò mi induceva ad abbandonare i miei timori e moltiplicare la volontà di difendermi dall’infingardo tranello dell’abitudine. Perciò mi studiavo di esser sempre calma e sorridente, considerando che la nostra primitiva felicità sarebbe potuta rinascere più facilmente in un’atmosfera serena piuttosto che da amare discussioni e vicendevoli accuse.  I miei nervi si ristoravano: in me pareva stendersi un bel mare tranquillo…………………………………

6 commenti:

  1. E' assolutamente vero, la voce di una donna è povero fiato e così molto spesso noi ci facciamo prendere dalla tristezza e dalla malinconia. Spesso capita di finire dentro un tunnel, un pozzo dove rischiamo di affogare, però se pur a fatica, riusciamo a tornare a galla ....
    Serena giornata a tutte
    Rita

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  2. tu nel tunnel non ci devi stare :)

    vai a leggerti qualche blog con le barzellette!
    un bacio
    Franci

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    Risposte
    1. Franci, io nel tunnel non ci voglio stare, ma se proprio non riesco ad uscire ..... lo arredo con cuscinoni e quilt in patchwork così almeno sto comoda!!!
      kiss kiss
      Rita

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  3. Leggere questo post mi ha emozionata tantissimo
    é tutto così reale,di una malinconia palpabile!
    Viva le donne for ever.

    vorrei conoscere altre cose di questa scrittrice , adesso mi informo.

    Grazie un bacio
    Gruvy

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  4. avercene di scrittrici così!

    ciao Kak, a presto.

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