vi copio un articolo di Livio che, seconde me, a parte qualche passo sicuramente non facile per capire che ci sono gli arabi sciiti, quelli sunniti e vari seguidores di entrambi i gruppi, da un'idea della situazione:
“Credo che il presidente Assad non abbia perduto neppure
un’ora di sonno a causa della espulsione dei suoi diplomatici da undici
Paesi”ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Barack, suggerendo per
la prima volta che, se vuol arrestare il massacro dei civili siriani,
l’Occidente deve assumere iniziative ben più concrete. Ma, per quanto
l’indignazione provocata dalla strage di 108 persone (di cui 49 bambini) nel
villaggio di Houla non accenni a diminuire, la probabilità di un intervento
armato in stile Libia non sono oggi superiori a una settimana fa. Solo il
neopresidente francese Hollande ne ha evocata la possibilità in una intervista alla TV, affrettandosi
peraltro ad aggiungere che “occorre trovare una soluzione che non sia affidata
alla forza militare”. Ma, con la parziale eccezione di Australia e Belgio, le
reazioni sono state tutte negative. I tedeschi hanno invitato i francesi a non
speculare su operazioni belliche, gli italiani le hanno escluse e sia la
Russia, sia la Cina si sono affrettate a ribadire che opporranno il loro veto a
qualsiasi risoluzione del Consiglio di Sicurezza che apra la strada a
interferenze esterne. Quanto agli Stati Uniti, senza la cui partecipazione
qualsiasi iniziativa è improponibile, si sono affrettati a dichiarare che un
ricorso alla forza provocherebbe “maggiore caos e nuove carneficine” e che
comunque, prima di qualunque mossa, è necessario capire la vera natura e
composizione dell’opposizione al regime. Washington, evidentemente, ha preso
buona nota che lo stesso segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon ha visto la
mano di Al Qaeda in almeno due degli attentati kamikaze che la scorsa settimana
hanno sconvolto Damasco ed Aleppo e nutre il timore che, in caso di caduta del
regime di Assad, in Siria possano prevalere gli estremisti islamici: il che,
per gli americani, sarebbe come cadere dalla padella nella brace.
Intanto, notizie che filtrano dalla Siria rendono un po’
meno assurda la negazione di ogni responsabilità nella strage di Houla da parte
del governo siriano. Sembra che meno di venti morti siano da attribuire al
fuoco di armi pesanti e gli altri – donne bambini e vecchi – siano stati
massacrati a sangue freddo addirittura a pugnalate. Ma i responsabili non
sarebbero i militari, bensì squadracce di “shabiha” alawiti che avrebbero agito per vendicare l’uccisione
del loro comandante Hussein el Deib da parte delle forze ribelli. Non certo una
giustificazione per un orrendo crimine contro l’umanità, ma una nuova prova che
la situazione in Siria è sempre più fuori controllo e che la tanto paventata
guerra civile è già in atto. Perciò, sarà sempre più difficile per la
Commissione dei diritti umani dell’ONU, convocata d’urgenza, formulare accuse
precise. “Al momento” ha detto uno dei suoi membri, “in Siria non ci sono buoni
e cattivi, ma soltanto cattivi e pessimi”.
Dietro le prese di posizione dei vari governi, c’è la
consapevolezza che il piano Annan, che avrebbe dovuto portare a un graduale
cessate il fuoco e all’apertura di negoziati tra regime e opposizione sta fallendo.
Dopo una brevissima tregua, le ostilità sono riprese con la stessa violenza di
prima e il centinaio di osservatori (disarmati) che l’ONU ha inviato sul posto
non possono che costatare, in genere a posteriori, i reciproci massacri. Il
regime non ha tenuto fede all’impegno di non usare le armi pesanti contro la
popolazione e gli insorti, che hanno cominciato a ricevere armi sia dalla
Turchia, sia dalle potenze arabe sunnite
contrarie al regime alawita (setta sciita) di Assad hanno proseguito i loro
attacchi. Invano Kofi Annan, che si sta giocando in questa partita la sua
reputazione di abile diplomatico, contiunua a rivolgere appelli a entrambe le
parti perché cessino le ostilità.
Allora, che fare? Senza dubbio gli occidentali sono
consci, non meno di Barack, che l’espulsione degli ambasciatori – tra l’altro
definita “controproducente” dal Cremlino - è
un gesto dimostrativo che non basterà certo a indurre Assad a più miti
consigli. “Il problema” secondo uno studio dell’America Institute” è che non siamo
ancora al punto in cui il rais ha bisogno del piano Annan per salvare la pelle:
sa di mantenere il sostegno di una parte notevole della popolazione, è convinto
che l’intervento di Al Qaeda faccia il suo gioco e confida che alla fine
riuscirà, in un modo o nell’altro, a spuntarla. E, salvo clamorosi voltafaccia,
potrà sempre contare sulla protezione della Russia”.
Livio Caputo
Come sempre è stata fatta un'analisi precisa e accurata,la bravura e la compentenza dell'uomo giornalista non si discutono.
RispondiEliminaA parte questo, anch'io mi sono posta la stessa domanda, ma perchè nessuno interviene?
Dopo aver appreso la notizia del massacro in Siria, il primissimo pensiero che ho avuto è stato rivolto a quelle donne e a quei bambini i cui corpi erano stati così brutalmente straziati. Quanti sogni, quanti progetti sono stati interrotti, quanti amori appena iniziati non hanno avuto un domani. Ho immaginato il loro vivere quotidiano, ho immaginato quali potessero essere le loro voglie e i loro desideri, in fondo al mio animo credo che fossero le stesse voglie e gli stessi desideri che ho io. La mia mente frastornata dalle immagini non è riuscita a trovare una spiegazione. PERCHE' ma PERCHE', è stata l'unica cosa che ho continuato a domandarmi, purtroppo non sono riuscita e non riesco a trovare una risposta. Qualcuno mi vuole aiutare?, anzi qualcuno ci aiuti tutti
Rita
Rita, il mio primo pensiero, che non cambia molto è che la siria non sia un paese interessante dal punto di vista petrolifero, altrimenti l'avrebbero già invasa le potenze internazionali.
RispondiEliminaGentile Signora,
RispondiEliminale domande che mi pone sono sostanzialmente due:
1) perchè nessuno interviene?
Per almeno tre buone ragioni. La prima è che nessun paese, in questo momento di grave crisi economica per tutti, ha voglia di imbarcarsi in un'impresa dall'esito incerto e che - come ha detto un portavoce americano - potrebbe anche provocare più morti e più catastrofi di quante cerca di evitare. La seconda è che, per quanto Assad sia un criminale per il modo in cui tratta il suo stesso popolo, non è probabilmente peggiore di quelli che vorrebbero prendere il suo posto: sunniti fondamentalisti che per prima cosa scatenerebbero una sanguinosa vendetta contro gli alawiti che hanno comandato fino adesso e contro le altre minoranze religiose. Non a caso tra i più strenui oppositori di un intervento militare mirato all'abbattimento del regime c'è la chiesa ortodossa russa preoccupata, forse più dello stesso Vaticano, per la sorte dei cristiani nel mondo arabo. La terza è che nessun intervento militare è pensabile senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU dove Cina e Russia hanno diritto di veto.
2)Perchè si ammazzano tra di loro?
Perchè fra le varie sette che compongono la popolazione siriana ci sono odi antichi che in queste occasioni trovano inevitabilmente sfogo. Lo stesso massacro di Houla è stato opera di miliziani alawiti che volevano vendicarsi per l'uccisione di un loro leader. E non dimentichiamo che il padre dell'attuale presidente sterminò nel 1982 dai 10 ai 15.000 fondamentalisti musulmani asserragliati nella città di Hama.
Come tocco di colore Le aggiungo che gli alawiti sono i discendenti della famosa setta degli Assassini che imperversò nella regione sul finire del Medioevo.
Livio Caputo