faceva
ancora freddo, nella camera: la terrazza delle nostre belle sere estive ci
lasciava assediare dal gelo. Sveglia, ero oppressa da un incubo: nell’appartamento
di sopra, in quello contiguo, nei bianchi casamenti moderni che sorgevano
accanto al nostro, in tutte le case di Roma, in tutte le case del mondo, vedevo
le donne sveglie nel buio, dietro l’invalicabile muro delle spalle maschili.
Parlavamo lingue diverse, ma tutte tentavano di far udire le stesse parole,
nulla poteva attraversare l’incrollabile difesa di quelle spalle. Bisognava
rassegnarsi ad essere sole, dietro il muro; e stringersi tra noi, sorreggerci,
formare un grumo di sofferenza e di attesa. Era il solo conforto che ci fosse
consentito insieme con quello di lavorare, partorire e piangere; e questo
davvero era il nostro sollievo: piangere, sole, sedute nelle cucine azzurre che
al tramonto divengono livide e tristi, dove i ragazzini giocano in terra e
spesso anche loro piangono con voci lugubri e già adulte. Alcune di noi, come
la nonna, si appagavano di essere padrone dei grandi armadi della
biancheria, cupi e solenni come bare: altre, senza saperlo, si riducevano
addirittura a dimenticare se stesse in un seguito di giorni ricchi, futili,
mondani. Ma tutte, talvolta o sempre, si accontentavano di dormire nel freddo,
dietro un muro. Tutte. Le sentivo gemere, implorare senza essere udite. Perché
la voce di una donna è solamente povero fiato, e il muro è pietra, cemento,
mattoni.
Accadeva
sempre che, dopo un piccolo diverbio Francesco divenisse più affettuoso con me,
per qualche giorno. Durante il primo anno ciò mi induceva ad abbandonare i miei
timori e moltiplicare la volontà di difendermi dall’infingardo tranello
dell’abitudine. Perciò mi studiavo di esser sempre calma e sorridente,
considerando che la nostra primitiva felicità sarebbe potuta rinascere più
facilmente in un’atmosfera serena piuttosto che da amare discussioni e
vicendevoli accuse. I miei nervi si ristoravano: in me pareva stendersi
un bel mare tranquillo…………………………………
E' assolutamente vero, la voce di una donna è povero fiato e così molto spesso noi ci facciamo prendere dalla tristezza e dalla malinconia. Spesso capita di finire dentro un tunnel, un pozzo dove rischiamo di affogare, però se pur a fatica, riusciamo a tornare a galla ....
RispondiEliminaSerena giornata a tutte
Rita
tu nel tunnel non ci devi stare :)
RispondiEliminavai a leggerti qualche blog con le barzellette!
un bacio
Franci
Franci, io nel tunnel non ci voglio stare, ma se proprio non riesco ad uscire ..... lo arredo con cuscinoni e quilt in patchwork così almeno sto comoda!!!
Eliminakiss kiss
Rita
Leggere questo post mi ha emozionata tantissimo
RispondiEliminaé tutto così reale,di una malinconia palpabile!
Viva le donne for ever.
vorrei conoscere altre cose di questa scrittrice , adesso mi informo.
Grazie un bacio
Gruvy
corro a svenarmi
RispondiEliminaavercene di scrittrici così!
RispondiEliminaciao Kak, a presto.